giovedì 5 aprile 2012



Riesco a sentire il rumore del silenzio, il vento che si infrange contro i pannelli di carta di riso, i volti sorridenti e malvagi, i loro occhi spenti, i loro occhi accesi.
Il silenzio mi fa paura, ora che sono libera di pensare, perchè la mia mente è un pozzo profondo, la mia fame non potrà mai essere colmata. 
C'è una voragine proprio qui, al centro del petto, poco distante da dove sono stata ferita, che permette ai sentimenti di scorrere via, senza che nulla li possa trattenere. Quando mi hanno colpita ho provato sollievo, mi sentivo leggera, come se finalmente potessi librarmi sopra tutta questa crosta di apparenza, questa scorza dura fatta di ideologie e violenza. 
E invece mi hanno trattenuta, Buck mi ha guarita prima di andarsene e mi ha lasciato qui, gli avrei ceduto volentieri il mio posto.


Ora sto per iniziare una nuova avventura, c'è chi dice che una puttana fa sempre comodo su una nave da trasporto. Concordo. Sono comoda ed accomodante. 
Non sporco troppo e non infastidisco il conducente.

Sembra che ci sia bisogno di me. Anche all'Istituto non facevano altro che ripetermelo, quindi so cosa possa significare.

Ho conosciuto persone meravigliose, splendide. Non posso menzionarle tutte, alcune sono morte, altre le osservo da lontano, senza essere scorta, altre ancora le ho vicine tutti i giorni e so che senza di loro non sarei più qui. Forse è questo amore incondizionato per il genere umano che mi permette di tener duro, di avere fiducia, di credere che forse potremo creare qualcosa di migliore. 

So di essere un granello di sabbia sulla spiaggia della galassia, una goccia d'acqua nell'oceano dello spazio, ma sono qui e non permetterò più a nessuno di decidere per me.



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