domenica 13 gennaio 2013

Diario


Se qualcuno si chiedesse chi era il rettore del Collegio, bhè rimarrebbe deluso. Nessuno lo ha mai saputo, conoscevamo solo l’ultimo ingranaggio del sistema perché aveva a che fare con noi reietti.
Si trattava dei sorveglianti, che vivevano nell’ala dei professori, in mancanza di questi. 
Essi dominavano la nostra intera esistenza, quindi, riuscire ad entrare nelle loro grazie significava garantirsi l’accesso ad una sopravvivenza quantomeno decente.
Rowena, una ragazzina pelle e ossa che bazzicava la mia camerata perché tiravano meno spifferi dato che era rivolta a sudovest, una volta mi raccontò una storia, l’aveva letta in un libro.
-          Idiota, leggi pure quando non ti viene ordinato?-
-          Soprattutto quello che è vietato! –
Nella terra che Fu i sorveglianti dei terreni dei Marajà, non chiedetemi chi siano, lo ignoro tuttora,  venivano chiamati mayvhà, cioè sfaticati, indolenti, sbruffoni. Proprio la descrizione dei nostri aguzzini. Sempre pronti a riversare sulle nostre povere schiene il lavoro che non volevano svolgere. Con i secoli questo termine diede vita alla parola Mafia e non ho bisogno di dare ulteriori spiegazioni.
Anyway, il problema maggiore in un complesso scolastico iperaffollato e saturo di monnezza è lo smaltimento dei rifiuti. La raccolta e il conseguente accatastamento. Non perché sia impossibile ma perché è compito ingrato e degradante.
Offrirsi di farlo al posto dei sorveglianti mi fece guadagnare un posto rilevante nella piramide alimentare del complesso.
Spesso mi ricompensavano con piccoli regali: un paio di sigarette, del cioccolato…
All’inizio consumavo quei beni avidamente, ma poi, riflettendo, pensai fosse meglio barattarli. Trovai un luogo sicuro dove custodirli e poterli offrire in cambio di favori.
Per provare la mia teoria chiesi a Sandra se fosse disposta a fermarsi al pomeriggio per pulire le aule, in cambio le avrei dato una sigaretta.
Disse di si, fu la mia prima adepta.
A questo punto dovrei raccontarvi qualcosa sulla manipolazione che è l’ossessione della maggioranza dei criminali.
Avete mai pensato a come i papponi riescano a procacciarsi le ragazze? Non è facile.
Pensate ad un aspirante protettore, vuole metter su un giro ma non può certo ingaggiare delle professioniste, quelle che sono sul mercato hanno già un protettore. Così, raccatta la prima tipa tonta che gli capita a tiro, magari ingenua, ben disposta. Il tipo la corteggia come se ne andasse della sua stessa vita, le promette amore eterno. Poi, un giorno le dice ha bisogno di denaro, che si è messo nei guai ed un suo amico sarebbe disposto a coprirgli il debito se lei fosse disposta a sganciargliela.
Una sola volta, sottolinea. Quando lei ha accettato lui deve solo fingersi schifato per il suo comportamento, rovinarla di botte e riempirla di bloom per farle passare il dolore. Da qui a diventare una tossica il passo è breve,  per avere una dose sarà costretta a battere per sempre per lui. A questo punto il nostro aspirante allarga il pollaio passando alla pulzella numero due.
Questo è il sistema sofisticato, io usai quello base, rudimentale ma sempre efficace.
In collegio, come in galera, la strategia standard consiste nel prestare una sigaretta alla tua compagna di letto, per poi barattarla in cambio di ogni bene primario. E quando dico ‘barattarla’ intendo proprio alla lettera.
In poco tempo creai un meccanismo implacabile, reclutai diverse ragazze con lo stesso sistema che avevo usato con Sandra inglobandole in quella che pareva un efficacissima macchina da guerra a moto perpetuo.
Pareva…

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